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Con la comunità Rom, per una politica solidale ed inclusiva

ciampaCASA, SALUTE E ISTRUZIONE PER TUTTI!
Si è tenuto lo scorso 6 novembre il primo appuntamento dell’Assemblea Antirazzista che ha visto un’ampia partecipazione di forze sociali, politiche e sindacali impegnate in città, in risposta all’appello lanciato dal L.S.O.A. Ex Palestra. Presente all’assemblea anche un membro della Comunità Rom di Lamezia.
Il positivo confronto fra le diverse realtà presenti all’iniziativa, ha fatto emergere con forza l’urgenza di dare una risposta più incisiva agli ultimi e vergognosi attacchi contro i Rom, rei di aver chiesto una casa e la possibilità di condurre una vita più decorosa.
Unanime è stata l’analisi che vede l’attacco violento e populista delle forze reazionarie cittadine come strumentale alla crescita elettoralistica – come d’altronde dichiarato, a mezzo stampa, da La Destra – e con l’obiettivo di incanalare il malcontento cittadino verso forme di razzismo contro il diverso, scatenando processi di odio razziale tra analoghi soggetti del bisogno, che oggi sono tantissimi in città come nel resto d’Italia.
Perché di questo si tratta: una lotta fratricida all’interno delle classi sociali meno abbienti. Una tattica che – soprattutto in tempi di crisi economica globale ‐ le forze reazionarie di questo Paese hanno sempre utilizzato: dirottare la rabbia non contro i poteri politici ed economici che hanno causato questo stato di fatto, ma contro i soggetti deboli più prossimi, utilizzando la leva dell’odio razziale e xenofobo.
La risposta delle forze sociali, politiche e sindacali presenti all’assemblea non si farà attendere perché oggi, più che in passato, è fondamentale reagire con chiarezza e dare ai cittadini lametini un’altra chiave di lettura che vada nella direzione della SOLIDARIETA’, dell’ANTIRAZZISMO e del diritto alla CASA, alla SALUTE e all’ISTRUZIONE per tutte quelle soggettività che oggi vivono sulla propria pelle gli effetti della crisi economica e delle ricette neoliberiste.
Queste risposte non possono che essere trovate assieme alla comunità Rom e con tutti quei cittadini che intendono confrontarsi democraticamente per definire forme solidali ed inclusive di accoglienza ed integrazione che vadano non nella direzione di distruggere le identità e le culture di una comunità ma che, al contrario, le valorizzi.
In virtù della complessità delle tematiche e convinti che i problemi summenzionati non riguardano soltanto la comunità Rom ma una vastissima fascia di abitanti lametini, i presenti hanno deciso di dare un carattere permanente all’assemblea, ed invitano i cittadini e le realtà sociali, politiche e sindacali interessate ad aderire all’appello e a partecipare alla prossima assemblea in programma dove si discuterà delle forme concrete di mobilitazione da mettere in atto.

PRIME ADESIONI:
L.S.O.A. Ex Palestra, USB – Unione Sindacale di Base, Associazione La Strada, Collettivo Ri-Scossa Studentesca, Comitato Lametino Acqua Pubblica, Associazione Mondo Libero, Casa della Legalità e della Cultura, Progetto Sud, Amo Lamezia, Sinistra Ecologia e Libertà, Partito della Rifondazione Comunista

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C’è del marcio a Lamezia

ciampaIn merito alle vicende che stanno interessando gli abitanti del quartiere popolare “Ciampa di Cavallo” e, in generale, l’intera comunità Rom, riteniamo sia opportuno analizzare il problema senza cadere nel populismo becero messo in atto nelle ultime settimane da chi, ormai in piena campagna elettorale, fomenta a colpi di razzismo e di proclami una “guerra tra poveri” che vede i Rom il capro espiatorio di tutti i problemi e i non Rom, loro malgrado, strumento di propaganda politica e che potrebbe avere conseguenze ben più pesanti in uno dei quartieri più difficili della nostra città.
Si perché si tratta di campagna elettorale, con la sinistra lametina che continua a rinviare il problema per non perdere consensi proprio su un tema così impopolare e la destra, in modo particolare la destra fascista, che prova a recuperare qualche voto invocando,a dispetto (o, se si vuole, in virtù) dei tanto sbandierati principi cattolici, lo sgombero del campo Rom e l’assegnazione delle case popolari solo a famiglie di non Rom.
via ulivetiGli alloggi di via degli Uliveti, poi, prossimi al completamento e all’assegnazione a famiglie Rom, sono stati finanziati tramite fondi europei vincolati (a proposito che fine hanno fatto i fondi PON SICUREZZA destinati alla risoluzione “questione” Rom?), non si tratta infatti di normali alloggi di edilizia popolare. Ciò vuol dire che chi sta conducendo questa pretestuosa battaglia, a suon di provocatori slogan e inutili petizioni per non assegnare questi alloggi ai Rom, mente sapendo di mentire; e questo è grave visto che parliamo anche di persone che già si occupano o che alle prossime elezioni proveranno ad occuparsi dell’amministrazione della città.
La strategia è chiara: intorpidire le acque gettando nel calderone problematiche diverse cercando però di presentarle intrinsecamente legate per intraprendere una guerra, che per legge ripetiamo è perduta già in partenza, da combattere esclusivamente per fini elettorali e quindi semplicemente per raccogliere consensi in termini di voti.
Una guerra che, come tutte le guerre, mieterà le sue vittime: i Rom innanzitutto, che diventano per l’ennesima volta strumento elettorale ma anche i cittadini non Rom che si offrono come burattini inconsapevoli in questo tragicomico e squallido teatrino.
A tutta questa situazione fa da contorno ancora una volta una grave miopia politica dell’amministrazione che non si rende conto (o non vuole) che il completamento di questi alloggi, tra l’altro localizzati su un terreno confiscato alla‘ndrangheta con tutte le conseguenze del caso, non rappresenta una soluzione, ma serve solo a spostare il problema in una zona ancora più periferica (con l’unico risultato di creare nuovamente un ghetto).
Ricordiamo inoltre che, attualmente, a Lamezia esiste ancora un campo le cui condizioni ledono la dignità ed diritti inviolabili di ogni essere umano(chi cavalca oggi la tigre non lo fa perché preoccupato per le ingiuste condizioni in cui vivono gli abitanti del campo, ma perché desideroso di capitalizzare gli effetti che quella situazione di ingiustizia, travalicando i confini del campo e andando a “sporcare” la, talvolta ipocrita, tranquillità di chi vive al di fuori, produce), con l’aggravante che mentre il campo veniva creato per circoscrivere il fenomeno rom in un ambito ristretto nel tentativo meschino così di arginarli, adesso a distanza di decenni alcune famiglie che abitano lì hanno finito paradossalmente per vivere il campo, nato appunto come discriminazione per eccellenza, come unico luogo in cui sentirsi al sicuro dalle discriminazioni degli italiani.
Per questo, ma anche per tantissimi altri motivi legati alla complessa storia delle persone rom che vivono sul territorio lametino, crediamo che sia essenziale un percorso che individui per loro e per tutti la giusta soluzione che miri ad una integrazione, intesa non come rinuncia alle proprie origini e culture, ma come processo di incontro e di scambio.
Resta ovviamente il problema della casa per tutti coloro che ne hanno diritto. L’edilizia pubblica e popolare a Lamezia è ferma, decine e decine di unità abitative restano incomplete perché gli enti competenti non si sono mai assunti la responsabilità di ultimarle e assegnarle in quanto i primi 80 beneficiari sarebbero tutti appartenenti alla comunità Rom e questo genererebbe ulteriore malcontento.
Le parole d’ordine della manifestazione del 19 ottobre scorso a Roma “una sola grande opera: casa e reddito per tutti!”, diventano quindi una necessità anche per il nostro territorio.
L’Aterp e l’Amministrazione Comunale devono quindi attivarsi da una lato per completare le case popolari, dall’altro per recuperare tutto il patrimonio pubblico inutilizzato e quello privato abbandonato, procedendo nel caso con azioni espropriative.
E se chi amministra latita il diritto alla casa deve essere necessariamente conquistato!

L.S.O.A. Ex Palestra

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Passata la festa, gabbato lo Santo

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Meno repressione più servizi!

Anche quest’anno nei tre giorni di fiera per le festività di Sant’Antonio abbiamo assistito allo spettacolo indegno delle ronde delle forze dell’ordine tra le bancarelle.
I “controlli” della polizia locale hanno portato al sequestro di migliaia di pezzi ritenuti contraffatti e all’arresto di un ambulante del Bangladesh che, sorpreso a vendere senza autorizzazione, si sarebbe dato alla fuga “spintonando” gli agenti.
E così, in nome della “lotta alla contraffazione” si militarizzano anche i momenti di festa popolare, con la caccia all’abusivo che diventa una vera e propria ossessione per chi amministra e controlla questa città.
Si ripropone dunque la solita guerra, se non contro i deboli, a favore dei forti, di coloro cioè che vedono tutelata la propria posizione di dominio in un mercato di prodotti la cui fabbricazione è affidata spesso a minori sottopagati di paesi del terzo mondo.
È chiaro, quindi, che si tratta di una battaglia di legalità e non di giustizia, con buona pace della “sinistra” amministrazione lametina.
Ci sembra assurdo e paradossale tale rigore tra le bancarelle mentre poco viene fatto per garantire ai venditori ed agli ospiti della fiera un minimo di pulizia e di sicurezza: servizi igienici pressoché assenti, pochi bagni chimici, nessun cassonetto per la raccolta dei rifiuti che inesorabilmente vengono prodotti in eventi di questo genere, totale mancanza di pianificazione dell’ospitalità con la conseguenza che i venditori si vedono costretti, loro malgrado, a piantare tende in qualsiasi spazio trovato libero.
La fiera di Sant’Antonio anche quest’anno è finita, ma tra poco più di dieci giorni la città si riempirà nuovamente di bancarelle per la festa patronale di San Pietro e Paolo.
Ci auguriamo, dunque, che chi di dovere si attivi per garantire un minimo di dignità ai lavoratori ambulanti, senza trovarci nuovamente a segnalare episodi del genere.

L.S.O.A. Ex Palestra

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