Verso il 10 maggio – Proiezione Trashed

A sostegno e promozione della MANIFESTAZIONE REGIONALE del 10 MAGGIO a COSENZA,
il Comitato No Discarica Pianopoli presenta:

TRASHED – VERSO RIFIUTI ZERO

Mercoledì 30 APRILE ore 19:00
c/o “A Ruga” – P.zza San Giovanni
Lamezia Terme (CZ)

info: nodiscaricapianopoli@gmail.com
web: https://www.nodiscaricapianopoli.wordpress.com/

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Le non soluzioni della Regione, il 10 maggio scade la deroga e i comitati scendono in piazza

Il 10 maggio la Calabria potrà prendere una duplice boccata d’aria. E’ il giorno scelto dai comitati ambientali calabresi per manifestare nelle strade di Cosenza il loro dissenso alle politiche regionali in materia di rifiuti, e rappresenta anche la data di scadenza dell’ordinanza di Scopelliti che autorizza lo sversamento del “tal quale” direttamente nelle sature discariche regionali.
L’avvicinarsi della scadenza di questa deroga, che più volte Giunta e Dipartimento hanno dichiarato di non voler prorogare, sta però facendo andare in agitazione il personale degli stessi uffici; particolarmente attivo in queste ore, parenon sappia più che pesci prendere. Cosa devono aspettarsi i calabresi? Nulla di nuovo, le solite grottesche soluzioni tampone, come dimostrano i flop degli ultimi tempi in cui il bando per la gara d’appalto per il trattamento fuori regione dei rifiuti di fatto è stato annullato perché una delle società che facevano parte dell’associazione temporanea di imprese, unica partecipante al bando, non aveva l’iscrizione alla Camera di Commercio. Anche il governo ha risposto “picche” alla solita richiesta di poteri speciali. Il Ministro Galletti, ribadendo un concetto che ambientalisti e comitati ripetono ormai da quasi vent’anni, ha detto “NO”, invitandoli a rispettare le leggi che già ci sono. Evidentemente è l’organizzazione a livello locale che manca.
Ora ci provano convocando gestori degli impianti e enti interessati a studiare l’ennesima manovra straordinaria, soffiando sul fuoco della nuova emergenza alle porte. Ma quali sarebbero queste proposte sulle quali i tecnici regionali stanno lavorando in questi giorni di frenetiche riunioni?
La prima è geniale. Visto che il sistema impiantistico regionale non è in grado di trattare la totalità dei rifiuti prodotti in Calabria, e visto che non si può spingere sulla differenziata porta-a-porta, altrimenti tale quantità diminuirebbe per incanto, senza bisogno quindi di ampliare gli impianti, di costruirne di nuovi, di spendere centinaia di milioni di euro, allora bisogna aumentare l’attuale capacità di trattamento degli impianti. Aumento, quindi, delle ore di lavoro degli operai, in modo da fare più turni, e niente più compostaggio per la frazione organica, per velocizzare le operazioni. Si pensa anche all’affiancamento di impianti TMB mobili agli attuali impianti, e sarà da capire chi fornirà questi impianti e a quali costi.
All’impianto lametino della Daneco hanno destinato attenzioni particolari, immaginando la sostituzione dei ventilatori con altri più potenti, in modo da poter trattare maggiori quantità di rifiuti. Sempre a Lamezia con la finalità di aumentare la quantità di indifferenziato da trattare, sarà ridotta la ricezione di organico proveniente da raccolta differenziata: dove sarà lavorato questo organico è un altro bell’interrogativo.
Dulcis in fundo l’imballaggio del “tal quale” in eccesso per stoccare “temporaneamente” le balle cellofanate in attesa di tempi migliori. Anche le ECOBALLE insomma, a dimostrare quanto il dramma della Campania non abbia insegnato nulla, almeno ai politici.
D’altro canto le popolazioni calabresi, riunite in sempre più numerosi e spontanei comitati, affiancati da realtà da lungo tempo presenti sui territori si sono e si stanno mobilitando per sottolineare, con forza e convinzione, la necessità di una gestione pubblica e partecipata dei rifiuti. Non è più pensabile imporre ai cittadini lo scempio della loro terra, della loro salute, della qualità della vita, imponendo condizioni economiche sempre più umilianti e degradanti.
Gli abitanti delle Calabrie chiedono il diritto di vivere nella propria terra, partendo da una seria politica di bonifica del territorio compromesso da decenni di malavita politica e imprenditoriale.
“Mo’ basta…DECIDIAMO NOI!” sarà lo slogan sotto cui si potranno riconoscere tutti i calabresi che il 10 maggio scenderanno in piazza a Cosenza, consapevoli che solo una forza proveniente realmente dal basso potrà rappresentare la sola ancora di salvezza per questa terra e per le nostre vite.
Terre di Calabria, 23 aprile 2014

Comitato Difesa del Territorio – DONNICI, COSENZA (CS)
Comitato Ambientale Presilano – CELICO (CS)
Comitato per le bonifiche dei terreni, dei fiumi e dei mari della Calabria – PRAIA A MARE (CS) Comitato No Discarica Pianopoli – SERRASTRETTA, PIANOPOLI, LAMEZIA TERME (CZ)
No discarica Giani – LAGO (CS)
Comitato civico spontaneo per il “NO” alla piattaforma rifiuti – BISIGNANO (CS)
Comitato Territoriale Valle Crati, Rifiuti Zero – TORANO CASTELLO (CS)
Comitato No Mega Discarica – CASTROLIBERO (CS)
Associazione no discariche nei centri urbani – RENDE (CS)
Comitato antidiscarica – SCALA COELI (CS)
Movimento Terra, Aria, Acqua e Libertà – CROTONE
Comitato per la Difesa dei Beni Comuni – ACRI (CS)
Associazione Paolab – PAOLA (CS)
Badolato in Movimento – BADOLATO (CZ)
Solidarietà e Partecipazione – CASTROVILLARI (CS)
ass. il Riccio – CASTROVILLARI (CS)
ass. La Piazza CLETO (CS)
Csoa Angelina Cartella – REGGIO CALABRIA
Cpoa Rialzo – COSENZA
Lsa Assalto – RENDE (CS)
ass. Le Lampare – CARIATI (CS)
Movimento Terra e POPOLO – ROSSANO (CS)
ass. Il Brigante – SERRA SAN BRUNO (VV)
ass. Fratorel – CORTALE (CZ)
ass. Net-left – SAN DONATO DININEA (CS)
LSOA Ex-Palestra – LAMEZIA TERME (CZ)
Scuola del Vento – CAMPO ROM COSENZA
ass. Forum Ambientalista – CALABRIA
Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri” – CALABRIA
Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò” – CALABRIA
C.S.C. Nuvola Rossa – VILLA SAN GIOVANNI (RC)
Collettivo UniRC-AteneinRivolta – REGGIO CALABRIA
Ass. Magnolia – REGGIO CALABRIA,
LIPU – Sede Provinciale Cs – COSENZA
Vas Onlus (Verdi Ambiente e Società) – CALABRIA
Cambiamendicino – MENDICINO (CS)
GAS Esperia – REGGIO CALABRIA
Ateneo Controverso – COSENZA

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10 maggio manifestazione regionale a Cosenza

E’ sempre un buon momento per far valere le ragioni collettive contro quelle di pochi speculatori. Dopo diciassette anni di emergenza e regimi commissariali, la problematica del ciclo dei rifiuti è così intimamente legata a questioni ambientali, economiche e sanitarie, che non c’è più bisogno di un momento significativo per rivendicare il diritto di poter vivere in un territorio salubre e gestito con criteri di trasparenza e partecipazione.
La gestione in emergenza dei rifiuti ha avuto, come conseguenze, un indebitamento progressivo degli enti pubblici, l’inquinamento sistematico del territorio, spesso divenuto insalubre e inadatto alle attività umane e animali. Il consolidarsi ed il reiterarsi all’infinito di una situazione problematica alla quale non si trovano, e non si vogliono trovare, altre soluzioni che non siano l’apertura di nuove discariche, l’ampliamento di quelle esistenti (o non meglio identificati centri di stoccaggio), il conferimento all’estero e l’incenerimento, determinando costi sempre crescenti. Costi che diventano addirittura insostenibili in periodo di crisi di sistema come quella che stiamo vivendo, nella quale lo stesso processo di indebitamento delle pubbliche amministrazioni produce un costante inasprimento delle politiche di austerity. La gestione, palesemente clientelare del territorio, viene pagata cara anche in termini di agibilità democratica della popolazione che, sempre in ragione dell’emergenza, si vede volutamente privata della propria capacità di esercitare e far valere il diritto alla salute e all’abitare il proprio territorio.
Un progressivo consumo di suolo riduce non solo gli spazi agricoli ma anche le prospettive economiche future, disincentivando gli investimenti di energie nella terra, con pesanti ripercussioni sui lavoratori del settore agricolo, ittico e turistico, provocando abbandono e spopolamento.
Il debito ambientale che stiamo contraendo, vista la superficialità con la quale vengono rilasciate autorizzazioni e permessi, diventa insopportabile per noi ma soprattutto da chi verrà dopo di noi; in ogni provincia ci sono porzioni di territorio compromesse dagli esiti di conferimenti illegali in discariche – spesso non a norma e ripetutamente sottoposte a sequestro giudiziario – il tutto aggravato da provvedimenti normativi straordinari che consentono di smaltire il rifiuto non trattato, sempre in nome di un’emergenza, ultradecennale e ciclica, che giustifica l’eccezionalità e l’urgenza di tali provvedimenti.
E’ chiaro che le cose così non possono e non devono continuare; bisogna andare nella direzione di un progressivo abbandono del sistema discarica-inceneritore, dell’attuazione della raccolta differenziata spinta porta a porta in ogni comune,un sistema di gestione ispirato quindi alla strategia “Rifiuti Zero”.
Rimettere la gestione in mano ad aziende speciali che attendono al diritto pubblico, sfiduciando una volta per tutte la favola de “il privato conviene”, perché è nello sfacelo che viviamo la migliore prova del fallimento di questo sistema. Nel conto finale devono essere annoverati anche gli interramenti, le discariche abusive e gli affondamenti “anomali”, tra ferriti di zinco, fanghi tossici, scorie radioattive e sostanze cancerogene d’ogni sorta di provenienza ignota, o troppo nota, la terra calabra in particolare e il meridione in generale, si presenta come un territorio bisognoso di urgenti e improcrastinabili bonifiche.
Davanti ad un tale scenario, chiediamo che si restituisca dignità al territorio e a chi lo vive; il rispetto della volontà popolare che ha sancito con il referendum del 2011, la gestione pubblica dei beni comuni e dei servizi a rilevanza collettiva; l’introduzione di forme di trasparenza e partecipazione diretta della popolazione nelle scelte più delicate, la desecretazione di tutti gli atti della “Commissione parlamentare sul ciclo di rifiuti” che riguardano la nostra regione e la formazione di un registro tumori regionale con localizzazione dei rilevamenti su scala comunale.
Non lanciamo appelli alla politica, onde evitare di cadere nel ridicolo. Diciamo invece apertamente che chiunque aspiri ad amministrare i nostri territori, dai sindaci fino al ‘governatore’, deve mettere al primo posto la messa in sicurezza dei siti contaminati, la gestione pubblica dei servizi, la trasparenza e la partecipazione popolare.
Le persone non sono cieche e lo hanno dimostrato in questi ultimi tempi, nei quali l’esasperazione ha fatto si che si formassero comitati spontanei che sono poi riusciti a inceppare il meccanismo di aggressione e speculazione presente fuori dalla porta di casa.
Proprio da queste esperienze nasce l’esigenza di una mobilitazione per ristabilire i principi base di un agire democratico.

Per info e adesioni: www.difendiamolacalabria.org

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Matteo libero, liberi tutti!

matteoliberoAnche da Lamezia abbiamo voluto esprimere la nostra totale solidarietà e complicità ai compagni arrestati e feriti durante le cariche delle forze dell’ordine nella manifestazione di sabato scorso a Roma che stanno pagando l’accanimento di uno Stato che reprime ogni forma di dissenso ed ogni lotta per la difesa dei diritti più elementari: ambiente, casa, reddito.
A Matteo, compagno di tante battaglie, mandiamo un abbraccio particolare, in attesa di rivederli tutti liberi subito.

L.S.O.A. Ex Palestra
Collettivo Ri-Scossa Studentesca

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Forti coi deboli

Il Comitato No Discarica di Pianopoli esprime piena solidarietà ai compagni e a tutti i cittadini del Comitato Ambientale Presilano, vittime della gravissima azione intimidatoria di uno stato che si dimostra sempre di più tiranno e a servizio delle più bieche logiche di mercato e, spesso, di malaffare.
Ancora una volta rimarchiamo come nella lotta sui beni comuni i primi e più pericolosi avversari che gli attivisti, ma anche i comuni cittadini, si trovano ad affrontare sono proprio le istituzioni che, come a Celico, mostrano il lato più repressivo (e sanzionatorio), nella speranza di soffocare la voce critica ed alternativa che si leva dal basso e che viene invece trattata come rivolta criminale.
Come compagni del Comitato esprimiamo la nostra vicinanza e la nostra disponibilità ad affiancare i compagni di Celico in tutte le azioni che vorranno intraprendere.

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Presidio alla Regione Calabria

presidio 13.03.2014DOCUMENTO CONSEGNATO AI COMPONENTI DELLA IV COMMISSIONE DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA CALABRIA.

OSSERVAZIONI SULL’ENNESIMA EMERGENZA RIFIUTI E SULLE PROPOSTE DELLA REGIONE CALABRIA

I rifiuti che invadono le strade delle città calabresi non sono frutto di una “emergenza”, di un qualche evento imprevedibile e inaspettato, ma sono la conseguenza di scelte scellerate, di logiche perverse che vorrebbero i rifiuti business per affaristi senza scrupoli e per la ‘ndrangheta, e non risorsa per le comunità. Le stesse scelte, le stesse logiche che, incipriate e infiocchettate, stanno alla base delle proposte “per uscire dall’emergenza” che vengono dalla Giunta regionale e anche da diversi amministratori locali.
L’esigenza di far fronte alla grave minaccia per la salute e l’ambiente rappresentata da questo modello gestionale, ha spinto i comitati locali presenti in Calabria a confrontarsi ed avviare un percorso comune, nel rispetto delle autonomie e delle peculiarità di ogni territorio.
Le diverse realtà che oggi si stanno battendo contro nuove e vecchie discariche ed impianti inquinanti, che lottano per la salvaguardia di territori avvelenati e mai bonificati, esprimono la comune necessità di un confronto permanente da cui far scaturire non solo resistenze ma anche proposte reali per la gestione dei territori e restituire, quindi, ai cittadini, la dignità di poter scegliere e decidere per il proprio futuro e quello delle generazioni a venire.
Sedici anni di regime commissariale e oltre un miliardo di euro di fondi fatti sparire nelle tasche della lobby dei rifiuti, hanno portato al prevedibile collasso del sistema regionale del ciclo dei rifiuti. La speranza che la chiusura di quella stagione avrebbe significato la restituzione del momento decisionale alla “politica” e ai territori si è dimostrata da subito vana, e il ritorno alla gestione ordinaria, festeggiato con le strade nuovamente invase dai rifiuti, ha significato comunque il ricorso a strumenti emergenziali come le due ordinanze in deroga, entrambe del 2013, ed a firma del Presidente Scopelliti, che hanno permesso l’abbanco del “tal quale” nelle discariche calabresi. Ogni tipologia di rifiuto, in altri termini, è sversata in discarica, senza alcun trattamento e contro le leggi vigenti in materia, esponendoci al rischio di dover pagare anche le probabili sanzioni che la UE comminerà alla Calabria.
Il disegno politico della Giunta Scopelliti si va delineando sempre più, a partire dall’imponente finanziamento di oltre 250 milioni di euro con cui imporre il potenziamento di discariche, impianti ed inceneritori. Altri 90 milioni di euro, poi, si sono aggiunti in questi ultimi giorni, per essere usati per il trasferimento transfrontaliero dei rifiuti tal quale in eccedenza, rispetto alla capacità di trattamento degli impianti calabresi. La decisione di far emanare al Consiglio Regionale la legge n.6/2014, che rende possibile il ricorso ad impianti privati, giusto per provare a mettere una pezza all’emergenza rifiuti, evidenzia, ancora una volta, l’incapacità oltre che la mancata volontà politica di mettere fine ad una perenne gestione emergenziale. Addirittura il Consiglio approva in quell’occasione un emendamento degli industriali che allarga all’utilizzo degli impianti ancora non autorizzati ma che lo saranno entro fine anno.
Nella smania di scavare buche per nascondere i rifiuti si promuovono progetti per nuove discariche che lasciano esterrefatti, non tenendo minimamente in considerazione i rischi idrogeologici e i vincoli naturalistici e paesaggistici e depauperando aree da salvaguardare (ZPS, parchi nazionali, produzioni DOP, DOC e colture d’eccellenza).
Come al solito in questo imponente esborso di risorse pubbliche, di cui ne fanno le spese i cittadini, non si intravede neanche l’ombra di un centesimo per un reale ed efficace percorso di raccolta differenziata e per progetti di riduzione, riciclo e riuso dei rifiuti! Questi soldi, ancora una volta finiranno nelle tasche di ‘ndranghetisti e losche figure dell’imprenditoria nostrana. Da sole queste cifre, è appena il caso di rilevare, basterebbero ad avviare un programma di raccolta differenziata regionale e, quindi, uscire definitivamente dalla situazione emergenziale.
Resta comunque chiaro che oltre trent’anni di privatizzazioni hanno portato non soltanto un assalto ai beni collettivi con ricadute sulla salute e sulla qualità dei servizi pubblici, ma anche un cambio di lessico da parte del mercato: oggi le imprese della green economy parlano di energia da fonti rinnovabili e di isole ecologiche propinandoci mega parchi eolici e fotovoltaici, o discariche che, di verde ed ecologico hanno ben poco, ma hanno come chiaro ed incontrovertibile obiettivo quello del profitto.
Oggi battersi contro discariche e mega impianti vuol dire anche provare a cambiare paradigma produttivo mettendo al centro non il profitto di pochi ma la salute e gli interessi generali delle comunità che, da anni, si battono per riappropriarsi dei beni comuni che non devono essere fonte di guadagno per pochi ma ricchezza di tutti.
Occorre però un salto di qualità per andare oltre la difesa del proprio territorio, di per se già molto importante. Ai No contro queste mega opere inutili va affiancato un percorso partecipativo e dal basso che riporti le comunità e i tanti comitati in lotta, ad essere soggetti centrali e fondamentali dei processi decisionali, politici ed economici.
Non più solo, nella migliore delle ipotesi, soggetti consultivi senza nessun peso decisionale, ma soggetti attivi che decidono il futuro della propria vita. Niente deleghe in bianco quindi, ma promozione di forme di autogoverno ed autogestione a partire da progetti concreti sulla raccolta differenziata e la tutela del territorio e della salute, basati su alcuni punti fondamentali condivisi come:
· zero discariche, zero inceneritori;
· raccolta differenziata spinta “porta a porta”;
· promozione della Strategia “Rifiuti Zero”;
· programmazione industriale su scala locale per il recupero, riciclo, e riuso dei rifiuti;
· una gestione pubblica e partecipata dagli abitanti/utenti e dai lavoratori del settore.
Tali punti sono il collante che unisce le diverse comunità in lotta su tutto il territorio regionale. Su questi punti è oggi possibile costruire una risposta collettiva alle politiche regionali che ancora vertono su sistemi diseconomici ed inefficaci, ma, soprattutto, impattanti sotto il profilo della salute umana e della tutela del territorio.
La necessità di stilare il nuovo piano rifiuti regionale rappresenta un’opportunità irrinunciabile per la Calabria per uscire definitivamente dalla fase emergenziale, riconoscendo gli errori fatti nel passato, squarciando il velo che ricopre le gestioni passate (soprattutto quella dell’inceneritore di Gioia Tauro, per il quale non ci viene dato sapere cosa abbia bruciato in questi anni) e implementando nuovi modelli virtuosi. Purtroppo nel leggere la proposta di legge di riordino del settore e soprattutto le linee guida per il nuovo piano rifiuti, dobbiamo constatare amaramente che la lezione non è servita a nulla, e che si intende inseguire gli stessi modelli organizzativi e gestionali che così tanti danni, in termini economici e soprattutto ambientali, hanno prodotto.
La Regione Calabria insiste a mantenere in piedi un sistema basato sull’incenerimento dei rifiuti. È questo il primo dato che rileviamo e che condanniamo fermamente: non c’è alcuna scusante possibile, nessuna “valorizzazione” energetica dei rifiuti, nessun guadagno economico, nessun CDR o CSS che sia, a poter giustificare una gestione dei rifiuti finalizzata all’incenerimento.
Nonostante la pericolosità di questo barbaro sistema sia denunciata da centinaia di studi pubblicati su prestigiose riviste scientifiche e rapporti di organismi e associazioni mediche, nonostante gli inceneritori siano classificati all’art 216 del Testo Unico Sanitario (G.U. n. 220 del 20/9/1994) come “impianti insalubri di classe I”, nonostante nell’ottobre del 2013 la IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) abbia inserito le polveri sottili e l’inquinamento atmosferico tra i cancerogeni certi, con la proposta della Giunta regionale si intende mantenere in piedi il mostro di Gioia Tauro subordinando non solo l’impiantistica, ma persino la raccolta differenziata, al suo “ottimale funzionamento”.
Dichiarando di seguire i principi delle direttive europee e nazionali, la Calabria fa l’esatto opposto: la Direttiva quadro 2008/98/CE, che indica le scale della priorità nella gestione dei rifiuti, afferma che “la preparazione per il riutilizzo, il riciclo o ogni altra operazione di recupero di materia sono adottate con priorità rispetto all’uso dei rifiuti come fonte di energia”, per cui, all’interno del recupero diverso dal riciclo, va privilegiato il recupero di materia rispetto al recupero di energia. Tale Direttiva viene anche citata nella premessa delle nuove Linee Guida, salvo poi essere completamente disattesa.
In particolare vorremmo ricordare che l’art. 18 della stessa Direttiva dispone il divieto di utilizzo diretto o di diluizione delle scorie e delle ceneri da combustione/incenerimento con altri materiali ai fini del riciclo: tale disposizione ci pare contrastare nettamente con la volontà espressa nelle linee guida di realizzare una “sezione di inertizzazione scorie e ceneri limitrofa all’impianto di termovalorizzazione di Gioia Tauro, tale da consentire il recupero e riciclo degli scarti di processo”, e con l’azzeramento nella Stima sommaria dei flussi sulla base delle nuove previsioni di pianificazione, riportata a pag.26, della percentuale prevista di scarti da mandare in discarica.
Allo stesso tempo non possiamo accettare le puerili scuse dal Dipartimento Ambiente a giustificare la volontà di continuare con il sistema discariche-inceneritore: l’Ing.Gualtieri sostiene che la realizzazione dell’impiantistica ex-Veolia è stata realizzata grazie a una “anticipazione” di fondi dai privati, e che per altri 7-8 anni i calabresi dovranno pagare i costi della concessione di questi impianti. Non è possibile accettare che siano i calabresi a dover pagare quegli stessi impianti che li stanno rovinando: questo è un debito per noi “odioso” e chiediamo che non siano i calabresi a pagarlo ma chi, mascherandosi dietro lo strumento del Commissariamento, ha inteso favorire la lobby degli inceneritori.
Le previsioni per la raccolta differenziata sono imbarazzanti. Lascia perplessi dover leggere di una previsione per la raccolta differenziata del 32,6%. Negli ultimi anni – sempre sulla base dei dati ISPRA – la produzione di rifiuti in Calabria è diminuita, e questo molto probabilmente è dovuto più per effetto della crisi economica che per l’attuazione di quelle politiche finalizzate alla riduzione della produzione imposte dal Sesto Programma di Azione per l’ambiente della Comunità Europea: visto che l’offerta impiantistica è fissa, con i dati di produzione del 2012 (864.945 t/a) la raccolta differenziata si dovrebbe fermare al 26,65% per garantire la piena efficienza degli impianti di trattamento.
Nonostante da anni i comitati e le associazioni ambientaliste chiedano a gran voce l’avvio della raccolta differenziata spinta, porta a porta, da realizzarsi a “monte” in modo da calibrare l’offerta impiantistica solo per la frazione residua di tale processo, la logica che sta dietro la proposta della Giunta regionale è esattamente opposta, e non bastano abbellimenti come “altamente tecnologici” o “valorizzazione della differenziata” per convincerci del contrario. Ci chiediamo se tale decisione venga da una comparazione dei due sistemi (differenziata spinta porta a porta contro differenziazione “altamente tecnologica”) che tenga conto della qualità (e quindi del valore) del differenziato prodotti, del numero di posti di lavoro necessari, dei costi per la messa a sistema e per la gestione, degli impatti ambientali, del grado di innalzamento della qualità della vita per i calabresi che deriverebbe dall’adozione di uno o dell’altro sistema: in tal caso chiediamo che i dati di questa comparazione vengano resi pubblici. Se tale studio non fosse stato fatto, non potremmo che supporre maliziosamente quali siano le reali motivazioni dietro queste scelte: a noi bastano le testimonianze di quei sindaci virtuosi che praticano la differenziata porta a porta, magari in altre sedi bastano le promesse dei soliti im-prenditori.
Non viene recepito ed applicato il risultato referendario del giugno 2011 sull’affidamento della gestione dei servizi pubblici locali nonché della sentenza della Corte Costituzionale n. 199 del 2012, che esclude l’obbligo dell’assegnazione del servizio tramite gara, ma permette l’affidamento diretto in house.
I servizi di raccolta dei rifiuti urbani e quelli di smaltimento costituiscono servizio pubblico locale di interesse generale, che la normativa quadro nazionale prevede siano condotti secondo criteri di efficienza, di efficacia e di economicità. La loro gestione deve ricadere sulle amministrazioni comunali, che devono assicurare il rispetto del principio di precauzione a tutela della salute dell’uomo e dell’ambiente, garantendo forme di gestione partecipata permanenti delle comunità locali e attuando il principio di prossimità.
Troviamo fuorviante la specifica, contenuta nel testo di legge per il riordino del servizio, che parla di “società in house” e non di “affidamento diretto in house”: la differenza non è di poco conto, perché nel primo caso sembrerebbe spingere solo verso la costituzione di società per azioni (quindi di soggetti comunque privatistici) anche se a capitale interamente pubblico, mentre le gestioni in house possono essere realizzate anche attraverso lo strumento delle Aziende speciali, comunali o consortili, o con personale interno alla pianta organica, a patto che siano garantiti l’efficienza, l’efficacia e l’economicità del servizio.
Non viene promossa la partecipazione popolare, e il meccanismo degli ATO strozza i piccoli Comuni. Affinché si possano realizzare modelli virtuosi nella gestione dei rifiuti è necessario che ci sia la maggiore condivisione possibile di Comuni, Province e Associazionismo nella fase di stesura della legge in oggetto, ma anche che gli stessi soggetti siano attivamente coinvolti nella fase di controllo del ciclo: al momento riteniamo la proposta di legge assolutamente carente per quanto concerne la disciplina delle forme di partecipazione.
Anche se poi questo aspetto dovrà essere regolato dai singoli Piano d’Ambito, riteniamo doveroso che la legge regionale preveda vincoli minimi per quel che concerne questo aspetto.
Allo stesso modo riteniamo doveroso prevedere delle forme che tutelino l’autonomia gestionale dei piccoli Comuni, che rischierebbero di vedere imposta in sede di ATO la volontà dei Comuni più popolosi. Al contrario riteniamo utile inserire nella normativa regionale, delle forme di agevolazione per quei Comuni, o aggregazioni di Comuni, che avviando forme di gestione pubblica che prevedono la raccolta differenziata porta a porta monomateriale, possano costituire un ARO a sé.
Noi riteniamo che questa proposta di legge sia da ritirare, criticando aspramente la filosofia che ne sta alla base, evidenziata dalle linee guida al nuovo Piano rifiuti, ossia la massimizzazione dell’efficienza degli impianti.
Ciò che per noi deve essere massimizzato, è la quantità di materiali trattati reimmessi nei cicli produttivi, la Riduzione dei rifiuti, il Riuso dei beni a fine vita, il Riciclaggio.
Al contrario, va minimizzato lo smaltimento, il recupero di energia e il recupero di materia diverso dal riuso e dal riciclaggio.
La Calabria supera di gran lunga il proprio fabbisogno energetico, ed ha bisogno di altra tipologia di impianti, non finalizzati all’incenerimento di CDR o CSS che sia.
Poco o nulla si dice rispetto agli impianti di digestione anaerobica, che immaginiamo piccoli e diffusi nel territorio regionale, per il trattamento esclusivo della parte umida dei rifiuti domestici (naturalmente differenziati a monte), dei fanghi di depurazione e degli scarti dell’agricoltura, in modo da poter ottenere bio-metano e compost di qualità.
Poco o nulla si dice in merito all’introduzione di una tariffazione puntuale, che possa responsabilizzare le famiglie calabresi che dovranno pagare il servizio sulla base della quantità e qualità dei rifiuti conferiti, stimolandole in questo modo a produrne di meno e a dividerli meglio è di più.
Proprio partendo da un modello di gestione sostenibile dei rifiuti e dalla improrogabile bonifica dei territori che pagano i guasti di politiche sbagliate, siamo convinti si possa avviare una fase nuova per la nostra regione, ma di questa prospettiva non ne riscontriamo traccia nelle proposte della Giunta. Per questo abbiamo intenzione, come comitati, di presentare al più presto una proposta completamente alternativa, sia riguardo il riordino che riguardo i modelli gestionali.

Adesioni:
Comitato Difesa del Territorio – DONNICI, COSENZA (CS)
Comitato Ambientale Presilano – CELICO (CS)
Comitato per le bonifiche dei terreni, dei fiumi e dei mari della Calabria – PRAIA A MARE (CS)
Comitato No Discarica Pianopoli – SERRASTRETTA, PIANOPOLI, LAMEZIA TERME (CZ)
No discarica Giani – LAGO (CS)
Comitato civico spontaneo per il “NO” alla piattaforma rifiuti – BISIGNANO (CS)
Comitato Territoriale Valle Crati, Rifiuti Zero – TORANO CASTELLO (CS)
Comitato No Mega Discarica – CASTROLIBERO (CS)
Associazione no discariche nei centri urbani – RENDE (CS)
Comitato antidiscarica – SCALA COELI (CS)
Movimento Terra, Aria, Acqua e Libertà – CROTONE
Comitato per la Difesa dei Beni Comuni – ACRI (CS)
associazione Paolab – PAOLA (CS)
Badolato in Movimento – BADOLATO (CZ)
Solidarietà e Partecipazione – CASTROVILLARI (CS)
Ass. il Riccio – CASTROVILLARI (CS)
Ass. La Piazza CLETO (CS)
Csoa Angelina Cartella – REGGIO CALABRIA
Cpoa Rialzo – COSENZA
Lsa Assalto – RENDE (CS)
Ass. Le Lampare – CARIATI (CS)
Movimento Terra e POPOLO – ROSSANO (CS)
Ass. Il Brigante – SERRA SAN BRUNO (VV)
Ass. Fratorel – CORTALE (CZ)
Ass. Net-left – SAN DONATO DI NINEA (CS)
LSOA Ex Palestra – LAMEZIA TERME (CZ)
Scuola del Vento – CAMPO ROM COSENZA
Ass. Forum Ambientalista – CALABRIA
Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri” – CALABRIA
Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò” – CALABRIA
C.S.C. Nuvola Rossa – VILLA SAN GIOVANNI (RC)
Collettivo UniRC-AteneinRivolta – REGGIO CALABRIA
Ass. Magnolia – REGGIO CALABRIA
LIPU – Sede Provinciale Cs – COSENZA
Vas Onlus (Verdi Ambiente e Società) – CALABRIA
Cambiamendicino – MENDICINO (CS)
GAS Esperia – REGGIO CALABRIA
Ateneo Controverso – COSENZA

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Acqua e Rifiuti: il 15 marzo assemblea pubblica a Cancello

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Sui rifiuti comitati e territori non ci stanno e rilanciano

Ci siamo riuniti a Lamezia Terme come uomini e donne calabresi, cittadini attivi – facenti parte di comitati ed associazioni di tutto il territorio calabrese – che non si rassegnano a vedere distrutti i loro territori, devastato il loro ambiente ed i loro Beni Comuni e messa a rischio la loro salute per una pericolosa (mal)gestione dei rifiuti, causata in tanti anni da una politica regionale “superficiale e collusa” e caratterizzata da “una cultura mafiosa”.
Come sostiene, il Sindaco di Cosenza, che frequenta e ben conosce i decisori politici attuali, questa (mal)gestione è predisposta e finalizzata a favorire delle imprese private che “hanno interesse nel verificarsi delle emergenze, perché è nel corso di queste crisi che si fanno i massimi profitti”.
Per questo ci stiamo organizzando per gridare la nostra rabbia e, soprattutto, per informare i cittadini calabresi sulla necessità di attivarsi e pretendere, in primis dai sindaci e poi dalla Regione, un ciclo virtuoso, interamente pubblico e partecipato, dei rifiuti.
Una gestione in cui si mettano in campo iniziative di prevenzione della produzione dei rifiuti, si applichi la raccolta differenziata spinta porta-a-porta con piccoli impianti per il riuso ed il riciclo dei materiali raccolti e per il compostaggio dell’organico. Infine utilizzare poche e controllate discariche per il conferimento della parte residua inertizzata. Tutte pratiche facenti parte di una strategia più ampia: Rifiuti Zero.
Se ci riesce il Comune di Saracena, perchè gli altri Sindaci non riescono? E’ evidente che o, con superficialità, si disinteressano della vita e della salute dei loro cittadini o sono determinati a favorire solo gli interessi degli speculatori.
In Calabria, in barba alla normativa nazionale ed europea, qualcuno ha deciso di inviare il tal quale direttamente in discarica, non solo si prevedono di spendere 186 milioni di euro, con la scusa dell’emergenza, per inviare i rifiuti fuori regione, non solo si è deciso di spendere senza logica 250 milioni di euro in favore di discariche e mega-impianti ma, addirittura, si è deciso di legiferare per autorizzare abbanchi (e guadagni!) nelle discariche private non autorizzate.
Ci siamo riuniti a Lamezia Terme come uomini e donne calabresi, cittadini attivi – facenti parte di comitati ed associazioni di tutto il territorio calabrese – che non si rassegnano a vedere distrutti i loro territori, devastato il loro ambiente ed i loro Beni Comuni e messa a rischio la loro salute per una pericolosa (mal)gestione dei rifiuti, causata in tanti anni da una politica regionale “superficiale e collusa” e caratterizzata da “una cultura mafiosa”.
Come sostiene, il Sindaco di Cosenza, che frequenta e ben conosce i decisori politici attuali, questa (mal)gestione è predisposta e finalizzata a favorire delle imprese private che “hanno interesse nel verificarsi delle emergenze, perché è nel corso di queste crisi che si fanno i massimi profitti”.
Per questo ci stiamo organizzando per gridare la nostra rabbia e, soprattutto, per informare i cittadini calabresi sulla necessità di attivarsi e pretendere, in primis dai sindaci e poi dalla Regione, un ciclo virtuoso, interamente pubblico e partecipato, dei rifiuti.
Una gestione in cui si mettano in campo iniziative di prevenzione della produzione dei rifiuti, si applichi la raccolta differenziata spinta porta-a-porta con piccoli impianti per il riuso ed il riciclo dei materiali raccolti e per il compostaggio dell’organico. Infine utilizzare poche e controllate discariche per il conferimento della parte residua inertizzata. Tutte pratiche facenti parte di una strategia più ampia: Rifiuti Zero.
Se ci riesce il Comune di Saracena, perchè gli altri Sindaci non riescono? E’ evidente che o, con superficialità, si disinteressano della vita e della salute dei loro cittadini o sono determinati a favorire solo gli interessi degli speculatori.
In Calabria, in barba alla normativa nazionale ed europea, qualcuno ha deciso di inviare il tal quale direttamente in discarica, non solo si prevedono di spendere 186 milioni di euro, con la scusa dell’emergenza, per inviare i rifiuti fuori regione, non solo si è deciso di spendere senza logica 250 milioni di euro in favore di discariche e mega-impianti ma, addirittura, si è deciso di legiferare per autorizzare abbanchi (e guadagni!) nelle discariche private non autorizzate.
Per bloccare questo sistema perverso e per lanciare le nostre proposte alternative, nel pomeriggio di lunedì 10 marzo (ore 18) saremo tutti a Bisignano per una nostra conferenza stampa mentre la mattina del prossimo 13 marzo, in concomitanza con la seduta della Commissione Ambiente della Regione, manifesteremo a Reggio Calabria davanti alla sede del Consiglio regionale. Stiamo infatti predisponendo un documento per una gestione alternativa dei rifiuti e, presto, elaboreremo una proposta di Legge sul “Riordino del servizio di gestione rifiuti urbani e assimilati in Calabria” che offriremo ai consiglieri regionali che vorranno farsene carico.
Per questo chiediamo con forza a tutti i calabresi, alle tantissime associazioni, ad ognuna delle organizzazioni sociali, sindacali e politiche ed a tutti gli amministratori pubblici di attivarsi, alzarsi in piedi e scegliere da che parte stare: con chi vuole distruggere il nostro futuro e le nostre vite, o con chi non si è arreso e pretende di decidere sul proprio destino e su quello dei propri figli.

Terre di Calabria, 5 marzo 2014

FIRME AGGIORNATE al 8/3/2014

Comitato Difesa del Territorio – DONNICI, COSENZA (CS)
Comitato Ambientale Presilano – CELICO (CS)
Comitato per le bonifiche dei terreni, dei fiumi e dei mari della Calabria – PRAIA A MARE (CS)
Comitato No Discarica Pianopoli – SERRASTRETTA, PIANOPOLI, LAMEZIA TERME
No discarica Giani – LAGO (CS)
Comitato civico spontaneo per il “NO” alla piattaforma rifiuti – BISIGNANO (CS)
Comitato Territoriale Valle Crati, Rifiuti Zero – TORANO CASTELLO (CS)
Comitato No Mega Discarica – CASTROLIBERO (CS)
Comitato Anti Discarica – SCALA COELI (CS)
Movimento Terra, Aria, Acqua e Libertà – CROTONE
Comitato per la Difesa dei Beni Comuni – ACRI (CS)
Associazione Paolab – PAOLA (CS)
Badolato in Movimento – BADOLATO (CZ)
Solidarietà e Partecipazione – CASTROVILLARI (CS)
Ass. il Riccio – CASTROVILLARI (CS)
Ass. La Piazza CLETO (CS)
Csoa Angelina Cartella – REGGIO CALABRIA
Cpoa Rialzo – COSENZA
Lsa Assalto – RENDE (CS)
Lsoa Ex Palestra – LAMEZIA TERME (CZ)
Ass. Le Lampare – CARIATI (CS)
Movimento Terra e POPOLO – ROSSANO (CS)
Ass. Il Brigante – SERRA SAN BRUNO (VV)
Ass. Fratorel – CORTALE (CZ)
Ass. Net-left – SAN DONATO DI NINEA (CS)
Scuola del Vento – CAMPO ROM COSENZA
Ass. Forum Ambientalista – CALABRIA
Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri” – CALABRIA
Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò” – CALABRIA
C.S.C. Nuvola Rossa – VILLA SAN GIOVANNI (RC)
Collettivo UniRC-AteneinRivolta – REGGIO CALABRIA
Ass. Magnolia – REGGIO CALABRIA

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Torrente Gaccia: chi inquina paga?

GacciaNell’inverno del 2010 – oramai quattro anni fa – le forti e persistenti piogge portarono allo scoperto, in una vasta area lunga oltre 4 km e costeggiante gli argini del Torrente Gaccia, una coltre stratificata di rifiuti anche pericolosi e speciali come eternit, batterie e pneumatici.
Il 1° luglio dello stesso anno, il NOE di Catanzaro pose sotto sequestro l’intera area che risultava, vista la posizione, sottoposta anche a vincolo paesaggistico-ambientale. Il motivo di tale sequestro (che non risultò una novità per i tanti abitanti del luogo) fu che per interi decenni gli argini del torrente furono utilizzati come discarica abusiva di rifiuti solidi urbani e speciali.
Una mega discarica abusiva quindi che però fu letteralmente occultata grazie agli interventi programmati dal comune di Pianopoli ed appaltati nel 2008 ad una società di Rosarno che, con un subappalto poi ritenuto irregolare, cedette i lavori ad una locale ditta. Questi lavori che in teoria dovevano servire a bonificare l’area, in realtà servirono soltanto per nascondere l’enorme mole di rifiuti tal quale sotto una coltre, neanche molto spessa, di terreno di riporto.
Oggi, a distanza di 4 anni, nessun passo in avanti è stato fatto a riguardo; nessuna notizia è dato avere sullo stato dell’indagine per disastro ambientale aperta dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme.
Intanto, l’area continua a permanere in uno stato di completo abbandono. Nessuna bonifica è stata avviata ed i rifiuti continuano a lambire le sponde e le acqua del torrente Gaccia che, come è giusto ricordare, finiscono a mare dopo tante confluenze in torrenti più importanti: Sant’Ippolito, poi nel Piazza, ed infine nell’Amato.
Inoltre, come abbiamo potuto riscontrare in questi giorni dopo un sopralluogo da noi effettuato, le ultime forti piogge hanno portato allo scoperto altri tratti della vecchia discarica occultata con i lavori della falsa bonifica.
Intanto, l’intera area continua ad essere un luogo di scarico abusivo di rifiuti non essendo mai stata sottoposta, di fatto, a sequestro preventivo per inibirne concretamente l’accesso, tant’è che ancora oggi risulta frequentata da cittadini e dai proprietari dei terreni limitrofi che, per accedere ai loro terreni, transitano sul sito stesso.
Proprio in virtù di quanto visto durante il recente sopralluogo, chiediamo al sindaco di Pianopoli, quale massima autorità in materia di vigilanza sanitaria sul territorio, di provvedere nell’immediato a ripristinare le condizioni igienico-sanitarie ed ambientali dell’area in questione.
Poi vorremmo in tutta sincerità capire come mai per la giustizia calabrese e, nella fattispecie quella Lametina, sia così difficile applicare il principio comunitario del “chi inquina paga” contenuto nelle tante direttive europee in materia ambientale.
Oggi alla luce di quanto sta avvenendo in Calabria e nel resto d’Italia, sulle questioni ambientali gli unici a pagare sono le comunità locali che ancora una volta si vedono costrette a lottare ed a scendere in piazza per vedere tutelato il loro territorio e, soprattutto, la loro salute e quella delle generazioni future.

Comitato No Discarica Pianopoli

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26 febbraio 2013: presentazione del libro “come si esce dalla crisi” con Marco Bersani

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