RIGASSIFICATORE, speculazioni e democrazia:
se un territorio viene mandato a morte, i cittadini cosa fanno?
Tra qualche giorno si deciderà l’intervento infrastrutturale più impattante che questo territorio abbia conosciuto dai tempi della costruzione del porto. Si deciderà, definitivamente, per qualcosa che cambierà per sempre la fisionomia, le condizioni di vita, le possibilità di futuro, dell’intera piana di Gioia Tauro e dei suoi abitanti.
SI DECIDERA’ SE FAR VIVERE I RESIDENTI DI QUESTO TERRITORIO COL RISCHIO COSTANTE DI UNA CATASTROFE DI ENORMI PROPORZIONI.
Eppure tutto avviene nell’ovatta di un’indifferenza quasi generale. Ci domandiamo come mai sui quotidiani locali non ci siano tutti i giorni titoloni riguardo la questione, ci domandiamo come mai nei bar non si discuta di questo, ci domandiamo perché gli amministratori locali, per non parlare delle agenzie di governo, non informino diffusamente e dettagliatamente la popolazione sulla questione.
Ci domandiamo cosa ne sappiano i cittadini della Piana, e domandiamo loro:
SAPETE CHE A SAN FERDINANDO SI VUOLE COSTRUIRE IL RIGASSIFICATORE PIU’ GRANDE D’ITALIA?
SAPETE QUANTO E’ PERICOLOSO?
SAPETE CHE E’ INUTILE ALLA POPOLAZIONE, CHE NON PORTERA’ SIGNIFICATIVI AUMENTI OCCUPAZIONALI E ANZI POTREBBE COMPROMETTERE ALMENO IN PARTE L’ATTIVITA’ DEL PORTO DI GIOIA?
SAPETE CHE OLTRE A DIVORARE SUOLO AGRICOLO ALTERERA’ L’EQUILIBRIO TERMICO E BIOLOGICO MARINO, DEVASTANDO PER SEMPRE QUEL POCO DI PESCA CHE SI PRATICA ANCORA?
SAPETE CHE COMPROMETTERA’ ANCHE QUELLO CHE RESTA DEL TURISMO BALNEARE LOCALE?
Il rigassificatore è un impianto che trasforma il metano (o GNL – Gas Naturale Liquido) dallo stato liquido allo stato gassoso, per poi immetterlo nei gasdotti. La legge lo inserisce tra gli impianti “a rischio di incidente rilevante”. Per costruirlo verranno distrutti 47 ettari di agrumeti. Scaricherà nel nostro mare acqua fredda e arricchita di candeggina. L’impianto verrà costruito in una zona altamente sismica come la nostra, sottoponendoci al rischio costante di una catastrofe. Secondo pareri competenti (tra gli altri, uno studio del 2003 citato dalla Commissione Energetica della California), se le cisterne dovessero esplodere si creerebbe una nube incendiaria che distruggerebbe tutto nel raggio di 55 km.
Il 6 marzo prossimo, il Comitato Portuale si dovrà pronunciare sulla concessione quarantennale di un’area demaniale nella 2° Zona Industriale del Comune di San Ferdinando, alla LNG MedGas Terminal S. r. l.. Una concessione necessaria ad impiantare dei tubi di canalizzazione del gas indispensabili all’opera. Un pronunciamento che porterà a compimento un iter autorizzativo costellato di irregolarità e abusi, a cominciare dalle prime autorizzazioni rilasciate dalle giunte commissariali che nel 2009 reggevano i comuni di Gioia Tauro, San Ferdinando e Rosarno, e non avevano nessun diritto a decidere per un problema del genere, che va ben oltre l’”ordinaria amministrazione”. Un percorso tortuoso, in cui gli organi dello stato si sono contraddetti tra di loro, fino all’ultimo passaggio realizzato con l’art. 38 del Decreto Sviluppo del Governo Monti, che con decisione nient’affatto tecnica mette a tacere le obiezioni mosse in due occasioni dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
Quest’organo, da ultimo il 22 giugno 2012, opinava “ […] sulla scelta di realizzare un impianto di questo tipo in una delle aree a maggiore rischio sismico del territorio italiano e nella quale sono particolarmente severi gli effetti del sisma nella porzione di sottosuolo interessata dalle opere”. L’impianto sorgerà infatti su 4 faglie sismogenetiche attive, le stesse che hanno dato origine all’orrendo terremoto del 5 febbraio 1783.
In particolare a proposito delle tubazioni criogeniche, che condurranno il gas dalla nave ai serbatoi, il già citato CSLLPP afferma che: “ […] la valutazione della… ai terremoti non appare sufficientemente approfondita”.
Ricordiamo che secondo i Sandia National Laboratories per lo United States Department of Energy’s National Nuclear Security Administration, nell’ipotesi di fessura di 20 m2 a una metaniera, con rilascio di 14.300 m3 di carico (appena il 10% di quanto trasportabile da una metaniera di medie dimensioni), la sola esplosione, con conseguente esposizione di 17 secondi a livelli di calore di 22 kW/m2, permetterebbe l’incendio di un foglio di carta anche a 930 metri di distanza.
E’ questo perché, per chi?! La Calabria esporta energia, questo gas non ci serve! Serve solo alle lobbies dell’industria energetica per speculare sulla commercializzazione in Europa di questa risorsa. Serve a chi gozzoviglierà con i cantieri, a chi controllerà quei “quattro” posti di lavoro che saranno elargiti al territorio. Gli occupati a regime saranno solo 100, secondo i dati non imparziali della stessa LNG MedGas Terminal. Si può quindi immaginare che in realtà la cifra reale non superi i 70 addetti. Tutti oltretutto altamente specializzati, e non reperibili in loco. A fronte delle migliaia che se ne perderanno, già solo nella pesca e nel turismo o ancora al porto.
È chiaro infatti che nessun viaggiatore sano di mente sceglierebbe di soggiornare in un’area gravata da questo tipo di impianti, o di immergersi nello specchio d’acqua antistante la locale costa. A maggior ragione se questo conterrà l’ipoclorito di sodio, che verrà utilizzato come biocida nel ciclo di riscaldamento del gas e poi rigettato in mare, assieme agli aloderivati di cui fanno parte, tra gli altri, i trialometani. Questi gli effetti che studi epidemiologici rivelano conseguenti all’esposizione prolungata a queste sostanze: “cancro alla vescica, cancro al retto, alla prostata, ai reni, tumori epatici, linfomi, anche per esposizioni a basse dosi, ma prolungate…” e ancora “di crescita, aborto e malformazioni di vari organi del feto”. In più, per quanto riguarda i rigassificatori cd. “open rack” come quello in progetto nella Piana di Gioia Tauro, “ […] uno degli effetti dell’impiego di ingenti quantitativi di acqua marina, ricca di plancton ed organismi viventi, è la formazione di sostanze surfattanti (tensioattive) che si dispongono all’interfaccia acqua/aria- con conseguente produzione di schiume… – che – oltre a rappresentare un grave danno di immagine per aree destinate a fini turistici o impedire la balneazione (la presenza di schiume comporta la non balneabilità, come da DLgs. 190 del 30/03/2010), è correlata anche alla presenza di notevoli quantità di batteri potenzialmente tossici (solitamente cianobatteri) e possibile presenza di sostanze contaminanti”.
Alla luce di tutto questo, ci domandiamo cosa voteranno quanti, tra i 30 che si pronunceranno il 6, vivono in questo territorio o in questa provincia, siano amministratori, esponenti sindacali, rappresentanti padronali…
Cambieranno idea i presidenti della Regione e della provincia?
Cosa voteranno i sindaci di San Ferdinando, di Gioia Tauro, di Palmi? Abbracceranno mortalmente la folle idea che le cosiddette compensazioni possano bilanciare i terribili effetti di quest’impianto? Alla morte non c’è rimedio e con la costruzione di quest’opera nessuna compensazione potrà rimediare la morte del territorio che ne seguirà.
Crediamo che prima di votare, tutti costoro debbano ascoltare il parere dei cittadini. Possibilità che nessuno ci ha dato.
Per questo è nostra ferma intenzione prendercela, il 6 mattina, dalle 8.30, con una manifestazione davanti alla sede dell’autorità portuale a cui invitiamo tutti i cittadini e tutte le cittadine che hanno a cuore il futuro proprio, della propria terra, dei propri figli.
Associazione “San Ferdinando in Movimento” (San Ferdinando);
Associazione “Social Club” (San Ferdinando);
Associazione “AbraCalabria” (Nicotera);
Associazione SOS Rosarno;
Associazione Africalabria, donne e uomini senza frontiere, per la fraternità;
Kollettivo Onda Rossa (Cinquefrondi);
C. S. O. A. AngelinaCartella – Reggio Calabria
Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica “B. Arcuri”;
Forum delle associazioni vibonesi;
L. S. O. A. ex Palestra (Lamezia Terme);
Comitato Lametino Acqua Pubblica;
Comitato “No alla centrale a biomassa di Sorbo San Basile”;
Casa della Legalità (Lamezia Terme);
Gruppo Ambientalista Rosso Cetraro;
OLA – Organizzazione Lucana Ambientalista;
V. A. S. Onlus Calabria;
Laboratorio “Trama e Ordito” (Nicotera);
Associazione “Nicotera Nostra”;
Associazione Culturale “Gioia Sport” (Gioia Tauro);
A. S. D. SudTrek (Gioia Tauro);
Cittadinanza Democratica (Gioia Tauro);
Comitato per la salvaguardia del Golfo di Trieste;
WWF Calabria;
Associazione “Nicotera Mediterranea”
Comitato contro il rigassificatore offshore di Livorno – Pisa
Associazione “Salviamo la Valle dei Templi” (Agrigento)
Coordinamento Associazioni Area Grecanica – No al carbone Saline Joniche
Tavolo tecnico – ambientale per la salvaguardia della Piana di Gioia Tauro
UIL Vigili del Fuoco – promotrice del tavolo tecnico rigassificatori Trieste
Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò”
Associazione “Il Brigante” – Serra San Bruno
Associazione “Politeia” – San Costantino Calabro